“È un semplice laccetto, un cambiamento un progetto unico nel suo genere rivolto ad un’intera comunità permette di donare un’attenzione in più a chi ha bisogno di piccoli, ma grandi per loro gesti. Con un semplice laccetto verde speranza speriamo che la comunità intera, informata e sensibilizzata, si schieri accanto a chi combatte ogni giorno queste silenziose invisibili battaglie”. Così ieri pomeriggio Mauro Cacace, presidente dell’associazione Il sorriso che vorrei ha presentato nel salone “Rocco Chinnici” del Comune il progetto “Green hope”, che attraverso un cordino verde con i girasoli punta a far crescere la sensibilizzazione sulla disabilità e sulle famiglie.
L’idea, condivisa dall’ Unitre, dal Kiwanis club, dalla cooperativa sociale L’Albero, dal Comitato commercianti Augusta, dall’associazione genitori e figli Unitevi a noi, dal Gruppo donatori sangue Fratres, è nata due anni fa da un confronto di vita quotidiana con alcune famiglie con disabilità che, con le loro problematiche, “sono invisibili ai nostri occhi e invisibili alla comunità. Se immaginiamo una mamma con un ragazzo disabile, che deve affrontare i problemi della quotidianità e che magari si affida alla nonna per lasciare il ragazzo per un breve periodo per fare le mansioni quotidiane, in quel tempo quella mamma ha il pensiero e la testa al ragazzo magari arriva alla cassa del supermercato dove c’è una fila di mezz’ora vive una sofferenza particolare importante, diversa da chi non vive quei problemi”– ha spiegato auspicando che chi dovesse incontrare, in futuro, una persona che indossa un cordino verde magari in fila alla posta, al supermercato o in altro luogo pubblico, possa fare la differenza e darle la precedenza, come mostrato nel corto, diretto da Marco Latina, che è stato proiettato e con protagonisti Elena Niciforo e i suoi figli, alle prese con le file in un panificio e poi al supermercato.
“Spero che stasera possa partire da qui una sensibilizzazione, il cordino è uno strumento per sensibilizzare la comunità per chi ha a casa una disabilità o una situazione problematica” –ha detto Niciforo, il sindaco Giuseppe Di Mare ha portato i suoi saluti confermando di aver sin da subito sposato l’iniziativa mentre Salvatore Cannavà, psicologo formatore dell’associazione ha sottolineato che “questa deve essere un’iniziativa che deve entrarci dentro con un’ assoluta naturalezza. Attorno ad un diversamente abile – ha aggiunto- c’è un entourage, dei valori, l’essere cortesi ed educati significa empatia, capire che non sta prevaricando nessuno la mamma che mostrando questo nastro chiede aiuto. Il nastrino è un sos, indossandolo stiamo dicendo io sono qui, perchè molte famiglie con un diversamente abili si chiudono a riccio”.
“A volte abbiamo difficoltà a chiedere aiuto perchè abbiamo paura di non trovarlo e il fatto di avere uno strumento ci legittima in maniera più facile”- ha affermato Noemi Di Modugno, con una laurea in Tecniche psicologiche, l’assessore Biagio Tribulato ha sottolineato l’importanza di fare rete: “quello di cui c’è bisogno è capire e mettersi nei panni di chi vive la disabilità e capire come poter essere d’aiuto. Ognuno viene chiamato a svolgere la sua parte ed essere cittadino consapevole” – ha detto.
Alla fine della conferenza, moderata da Paola Giancane, segretaria e tesoriera dell’associazione i cordini sono poi stati consegnati al Comune e presto verranno forniti i dettagli su come poterli ritirare.
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