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Augusta avrà il fast food di Mc Donald’s: via libera dal Cga

I giudici di secondo grado hanno dichiarato inammissibile il ricorso dell’associazione ambientalista confermando la sentenza del Tar

Il fast food di Mc Donald’s si potrà realizzare nell’area a verde comunale di corso Sicilia, angolo via Aldo Moro ad Augusta, alle spalle di quello che una volta era il Palajonio. Lo sostiene il Cga di Palermo che ha respinto il ricorso presentato da Natura Sicula, già bocciato in primo grado dal Tar di Catania  he aveva ritenuto che l’associazione ambientalista non fosse legittimata a ricorrere alle vie giudiziarie. Anche i magistrati di Palermo, riunitisi nella Camera di consiglio del 18 gennaio scorso presieduta da Roberto Giovagnoli e composta dai magistrati Solveig Cogliani, Giuseppe Chinè,  Giovanni Ardizzone, (consigliere estensore) e Marco Mazzamuto,  hanno dunque confermato la precedente sentenza dei giudici etnei, e la “conferma dell’inammissibilità del ricorso introduttivo del giudizio preclude l’esame delle censure di merito riproposte con l’appello”, accogliendo le tesi del difensore del Comune di Augusta, Gianluca Rossitto.

Per il Collegio la questione della legittimazione di un’associazione ambientalista di impugnare atti di natura urbanistica, non può ritenersi attribuita sulla base di una generica competenza di tutela ambientale, ma deve essere scrutinata con riferimento ai singoli casi, per verificare se gli atti contestati siano idonei a compromettere l’ambiente, gravando sulla medesima associazione, l’onere di esporre nel ricorso introduttivo, in termini sufficientemente precisi, gli elementi di fatto e di diritto posti a fondamento della propria legittimazione, che non può essere solo vantata.

I giudici di primo grado a settembre del 2022 avevano sottolineato come l’area in questione, ceduta dal Comune con una convenzione  alla multinazionaleche non si è costituita in giudizio – e aveva proposto di realizzare “un fabbricato da adibire ad attività di ristorante e bar con annesso servizio drive oltre alle opere ed attrezzature connesse di interesse pubblico”, appariva prevalentemente incolta, inutilizzata ed abbandonata, popolata in buona parte da sterpaglie, seppur caratterizzata dalla presenza di alcuni alberi posti prevalentemente al margine; Natura sicula aveva replicato sostenendo la presenza di una considerevole macchia a Palma nana Chaerops humilis, per una superficie pari a circa 1.000 mq, con la specificazione che la Palma nana è una pianta di elevata importanza sotto il profilo naturalistico e meritevole di protezione, simbolo della Riserva naturale dello Zingaro, la cui presenza ha inoltre contribuito a giustificare la decretazione di vincolo ambientale delle aree naturali protette dell’Isola di capo Passero e del Plemmirio (iscritte nel Piano regionale dei parchi e delle riserve). Il Comune, corroborando la tesi del primo giudice, aveva ribadito che l’area in questione non risulta gravata da alcun vincolo di tutela, non ricade in area a tutela paesaggistica, in area protetta, in area sottoposta a vincolo idrogeologico, idraulico, in area a rischio di incidente rilevante, in area sottoposta a vincolo paesaggistico ex lege per le aree boscate, in zona di conservazione “Natura 2000” – SIC, ZSC e ZPS.

Per il Cga sostenere che il Comune di Augusta tra la fine degli anni ‘90 e i primi anni 2000, abbia  messo a dimora nell’area la quasi totalità delle essenze arboree e arbustive – nel limitato numero di 20 alberi – “appare del tutto irrilevante per assegnare a tale area comunale la specifica qualificazione di “polmone verde” o “giardino pubblico”, presupposto indefettibile, secondo il condiviso ragionamento del primo giudice, per attribuire la legittimazione all’appellante sulla base dell’art. 3 del proprio statuto”. Quindi “l’associazione sorta per tutelare aree a verde, parchi o zone di interesse paesaggistico/storico/artistico ecc, non è legittimata ad interloquire tramite lo strumento giudiziario sull’uso di aree che non presentano alcuna di quelle connotazioni, e che il Prg ha destinato a finalità diverse (attrezzature ed impianti di interesse generale)”.

Inoltre l’esiguità del numero di piantumazioni su un’area di 6.280,00 m² avvalora l’assunto del primo giudice: “Non può ritenersi che il generico e diffuso interesse a preservare alcune specie arboree presenti in modo marginale nel sito in esame – esigenza che anche il Collegio ritiene condivisibile nel merito – possa comunque fondare una legittimazione ad agire a trecentosessanta gradi in capo all’associazione ricorrente; salvo a voler riconoscere una (non ammissibile) sorta di “azione popolare” esperibile a tutela di qualunque forma vegetale presente in ogni tipologia di ambito, pubblico o privato”.

Non appare persuasiva la tesi dell’appellante – si legge ancora nella sentenza – neanche con riferimento all’interpretazione dell’articolo 28 delle N.T.A. (norme tecniche di attuazione) di cui invoca la violazione, enfatizzando che esso “menziona espressamente le zone attrezzate “a verde” – sotto la denominazione di “parchi” – tra le attrezzature di interesse generale previste per zone “F”. E ciò in quanto il Prg  del Comune di Augusta non ha sancito alcuna specifica zonizzazione per parchi o giardini pubblici, ma ha scelto di includerli nella più generale classificazione di zona “F”, per opere di interesse generale». Tale ardita tesi confligge con la natura delle zone “F” che, per definizione, riguarda «le parti del territorio destinate ad attrezzature ed impianti di interesse generale”.

Nel caso di specie, l’impugnata delibera 13 del 26 gennaio 2022, dà atto che il progetto della McDonald’s prevede anche le opere per la sistemazione a verde. “E questo in coerenza con l’articolo 28 delle Nta, rappresenta una parte di un più ampio progetto di interesse generale, e non la finalità esclusiva dello stesso, circostanza sufficiente per ritenere corretta la decisione del Tar che, con specifico riferimento al caso di specie, ha escluso la legittimazione dell’associazione a impugnare la delibera”.


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