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Augusta, nuova discarica per rifiuti speciali pericolosi della Gespi: anche Sasol presenta osservazioni

Lo stabilimento petrolchimico, i cui depositi di kerosene confinano con l’area industriale della discarica, ha sollevato dubbi e perplessità sui possibili rischi del progetto

Dubbi e perplessità sulla costruzione della discarica per rifiuti pericolosi della Log service a servizio dell’impianto di termodistruzione del gruppo Gespi, che dovrebbe nascere in contrada Marcellino, arrivano dalla Sasol, lo stabilimento petrolchimico i cui depositi di kerosene confinano con l’area industriale della discarica.

La società ha presentato le sue osservazioni che portano la data del 30 aprile scorso, ma il documento sarebbe apparso solo di recente tra gli atti pubblicati dalla Regione e relativi alla procedura di autorizzazione della discarica, che a luglio è approdata dalla  conferenza dei servizi dove, però, non se fa alcun riferimento.

Il documento che condivide, sostanzialmente, le posizioni già espresse degli ambientalisti di Legambiente e Natura Sicula, anche laddove viene stigmatizzata la mancata pubblicazione dell’avviso di consultazione pubblica all’albo  pretorio del Comune, è stato  inviato anche al Nucleo di coordinamento della Commissione tecnica scientifica per le autorizzazioni ambientali di competenza regionale chiamato ad esaminare il progetto  della discarica che, ritiene la Sasol, “comporti rischi per le strutture impiantistiche industriali” e che alcuni aspetti di idrogeologici, ambientali e di sicurezza “non siano stati sufficientemente approfonditi e verificati”.  

A partire dalla possibile presenza di una falda superficiale su cui  il progetto definitivo “non si sofferma con il necessario grado di dettaglio” e che è tuttavia presente nel sito Sasol, nella porzione di stabilimento limitrofa a quella della nuova discarica, oggetto di monitoraggio periodico sotto la supervisione di Arpa Sicilia e in accordo con la direzione bonifiche del competente ministero dell’Ambiente.

Se nell’area della nuova discarica fosse confermata la presenza della falda superficiale, questa “avrebbe  una direzione di flusso verso la Sasol e – si legge- ne deriverebbero possibili e gravosi impatti, in caso di anomalie di tenuta della discarica eventuali apporti di sostanze contaminanti alla falda superficiale impatterebbero almeno in parte sulla falda superficiale sottostante il sito Sasol, con effetti connessi alla normativa in materia di bonifica a cui Sasol sta adempiendo da oltre due decenni”.

Altro problema, secondo la società, potrebbe arrivare dalla presenza del palancolato che, secondo il progetto definitivo, ha l’obiettivo di isolare la discarica e fornire una maggiore stabilità dell’area e che “ostacolarebbe il naturale deflusso dell’acqua, operando una sorta di effetto diga”, con possibili oscillazioni che “potrebbero avere impatti rilevanti in termini di stabilità e deformazioni delle strutture impiantistiche Sasol soprattutto per i due serbatoi fuori terra, di diametro di circa 60 metri e altezza da 13 metri, destinati a contenere circa 40 mila metri cubi di prodotti idrocarburi”.

Anche le perforazioni, che verrebbero effettuate per monitorare la falda profonda necessitano “di opportune cautele tecniche in fase esecutiva, nonché di verifica/manutenzione durante la conduzione della discarica atti ad escludere la possibilità di mettere in comunicazione le acquifero superficiale con quella profonda”.

Nell’area prossima alla discarica si trovano, infatti, i pozzi profondi di Sasol e di altre aziende industriali e “una contaminazione della falda metterebbe in crisi la produttività e sostenibilità dell’azienda”, la cui qualità dell’acqua prelevata dai pozzi profondi è fondamentale per garantire il funzionamento dello stabilimento (acqua ad uso umano per sistemi di sicurezza quali docce di emergenza, acqua di raffreddamento, acqua antincendio e acqua demineralizzata).

Anche a prescindere dalla loro realizzazione a regola d’arte la presenza stessa dei piezometri profondi in una zona sensibile come quella della discarica costituirebbe un  potenziale via preferenziale di comunicazione tra falda superficiale e profonda ed un elemento di potenziale pericolo. Si suggerisce pertanto di –prosegue il documento- valutare l’effettiva necessità di perforazione di tale piezomi profondi, anche in relazione al fatto che nella limitrofa area Sasol il monitoraggio delle matrici ambientali, secondo quanto concordato con il ministero Ambiente ed Enti locali è focalizzato sulla fase superficiale”.

Altro tema “sensibile” sono anche le vibrazioni create per l’infissione dei profilati metallici che costituiranno il palancolato perimetrale che “se causassero problemi di tenuta ai serbatoi o altre strutture impiantistiche Sasol, ne deriverebbe situazione di pericolo immediato di incendio e inquinamento delle matrici ambientali da gestire ai sensi della normativa vigente”.

L’ultima osservazione è quella riservata all’ emissione degli odori provenienti dalla discarica “che potrebbero avere un’ interferenza con i monitoraggi che Sasol esegue sul suo sito, come da prescrizione Aia, trimestralmente e che trasmette gli enti competenti. Inoltre dovrebbe essere opportunamente valutato, tramite modellazioni specifiche, l’impatto degli odori in corrispondenza dei recettori sensibili più prossimi alla discarica stessa nonché l’impatto delle conseguenti disposizioni per lavoratori in situs Sasol e l’eventuale protezione individuale aggiuntive”.

E infine, proprio per la presenza dei due serbatoi di kerosene confinati con l’area della discarica, si chiede “se sia stata condotta l’analisi di rischio dedicata ed in sua assenza si ritiene imprescindibile condurre tutta la verifica necessaria per escludere che potenziali eventi accidentali nella discarica quali, ad esempio, incendi possono  innescare per effetto domino impatti sui citati serbatoi Sasol; considerate  le loro dimensioni e contenuto, – conclude la società del petrolchimico – le conseguenze sui temi sicurezze e ambiente nonché a livello di impatto economico sarebbero enormemente gravi e rilevanti”.


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