Era un insegnante di musica del conservatorio di Palermo Giulio Arena, il detenuto di 67 anni della casa di reclusione di Augusta morto, nei giorni scorsi, all’ospedale Cannizzaro di Catania per le conseguenze di uno sciopero della fame e della sete iniziato sei mesi fa per protestare contro l‘ergastolo a cui era stato condannato. L’uomo, originario del palermitano, riteneva un’ingiustizia la pesante condanna inflittagli, in via definitiva ad aprile del 2023, per i reati di omicidio e tentato omicidio per fatti risalenti al 2015 a Paternò, nel catanese, e avrebbe chiesto, invano, di poter essere ammesso ai domiciliari.
Per questo a dicembre scorso ha cominciato rifiutare il cibo e l’acqua, ma anche le terapie farmacologiche fino ad essere costretto al ricovero già il 5 gennaio all’ospedale catanese dove in questi mesi è stato sottoposto a vari trattamenti sanitari obbligatori e si è spento nei giorni scorsi, come ha spiegato il comandate di Polizia penitenziaria del carcere di Augusta Dario Maugeri. “Era un insegnante di musica del conservatorio di Palermo, non accettava la pesante condanna, è una storia che dispiace sul piano umano” – ha detto.
“Una di quelle morti preannunciate per cui non ho mai smesso di sperare in un miracoloso capovolgimento delle condizioni sia fisiche che psichiche del detenuto”– ha commentato sui social il garante dei detenuti di Siracusa, Giovanni Villari
Un dramma quello delle morti di detenuti che decidono di non nutrirsi; l’anno scorso lo stesso era accaduto con un uomo di origine russa e un altro che preveniva da Gela, detenuti ad Augusta e deceduti in ospedale dove erano stati ricoverati per uno sciopero della fame andato avanti per 60 e 41 giorni.
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