È legittimo il sequestro preventivo di beni mobili strumentali effettuato dal Tribunale di Siracusa alla società augustana “3D Soluzioni”. Lo ha stabilito la quinta sezione della Corte di Cassazione, che ha rigettato il ricorso della società che si occupa di pulizie e disinfestazione, aveva lamentato presunte violazioni di legge dopo che il Tribunale di Siracusa aveva confermato il decreto di sequestro preventivo, emesso dal giudice per le indagini preliminari del 2 maggio 2024, nell’ambito del procedimento penale sorto a carico del padre del ricorrente, per il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione. Il reato è stato contestato in relazione al fallimento della società “Ecosoluzioni srl” di cui quest’ultimo era stato amministratore di diritto e, successivamente, di fatto.
Come si legge nella sentenza, secondo l’ipotesi accusatoria, nella nuova società, alla “3D soluzioni” intestata ai due figli del titolare, e di cui il ricorrente era amministratore di diritto “del pari indagato a titolo di concorrente del reato ascritto al padre, che aveva assunto anche ruolo di preposto alla gestione della nuova società sino all’anno 2019”, erano stati trasferiti tutti i beni di quella fallita “a fronte di pagamenti fittizi che non entravano realmente nelle casse sociali, ma attraverso un sistema di bonifici paralleli venivano intascati”. Il Riesame aveva evidenziato come “l’apparente” cessione dei beni alla nuova società “determini un rischio di dispersione della garanzia patrimoniale, dunque dei beni assoggettabili a confisca posto che, in assenza del disposto vincolo reale, è configurabile la concreta possibilità che i beni strumentali distratti vengano ceduti a terzi in buona fede”.
Con requisitoria il sostituto procuratore generale della Repubblica alla Corte di Cassazione, Gaspare Sturzo aveva chiesto che fosse dichiarato inammissibile il ricorso, che è stato rigettato dalla Suprema corte che ha, invece, ribadito la piena legittimità del ricorso per Cassazione proposto dalla società in qualità di terzo interessato. I supremi giudici hanno osservato, inoltre, come, secondo il consolidato orientamento della giurisprudenza il ricorso per Cassazione contro ordinanze di sequestro preventivo o probatorio è ammesso solo per violazione di legge, ovvero per “errori in iudicando” o in “precedendo”, o per vizi della motivazione così radicali da rendere l’apparato argomentativo a sostegno del provvedimento del tutto mancante o privo di requisiti minimi di coerenza, completezza e ragionevolezza, “circostanza del tutto assente nel caso in esame”.
“La motivazione con cui il tribunale del Riesame ha ritenuto legittima l’ apprensione di beni che costituiscono il profitto del delitto di bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione, pur concisa, non può dirsi del tutto assente, perché incentrata sulla ritenuta sussistenza di un pericolo di dispersione dei beni”. –spiega la sentenza. Al rigetto del ricorso è seguita la condanna del ricorrente al pagamento delle spese di procedimento.
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