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Augusta, i morti del 18 aprile commemorati nel nono anniversario del naufragio

L’iniziativa è stata promossa dal Comune e dal Comitato 18 aprile in collaborazione con Arcidiocesi, Guardia costiera, Stella Maris, Adsp, Comitato welafare,  Fondazione migrantes e  Caritas

Nel nono anniversario del naufragio del 18 aprile 2015 sono stati commemorati davanti a quel barcone che li trasportava stipati in mezzo al mare dove trovarono la morte – solo 28 i sopravvissuti- gli oltre mille migranti che oggi sono ancora senza nome. L’iniziativa è stata promossa dal Comune e dal Comitato 18 aprile in collaborazione con l’Arcidiocesi di Siracusa, la Guardia costiera, la Stella Maris, l’Autorità di sistema portuale del mar di Sicilia orientale, il Comitato welafare, la Fondazione migrantes e la Caritas ha preso inizio nella chiesa del Cristo Re  con il convegno “Il barcone, grido per il nostro mondo malato, La sua funzione pedagogica”,

Accanto agli interventi di  monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara, presidente della Cemi e della fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana e del giornalista di Repubblica Alessandro Puglia, hanno preso la parola anche gli studenti del Megara e del Ruiz, quest’ultimi hanno fatto ascoltare  un messaggio diRemon Karam, che da minore non accompagnato  egiziano a soli 14 anni  arrivò ad Augusta e dopo essere stato accolto da una famiglia affidataria augustana oggi è  un attivista dei diritti umani.

Il convegno è stato  moderato da padre Giuseppe Mazzotta, cappellano della Stella maris ma anche componente del Comitato 18 aprile che avrebbe voluto ricordare i nomi dei morti del naufragio, anche con una lapide da affiggere accanto  al barcone che, nel frattempo,  è transennato per i lavori di copertura già previsti a protezione del relitto, ma non è stato possibile farlo perché i nomi, dopo il lavoro  di recupero delle salme nel 2016 a cura del Governo italiano e delle identità di Cristina Cattaneo, direttrice del  “Labanof” di Milano, non sono stati resi noti “per motivi di sicurezza nei confronti delle famiglie”,  come quelli “delle vittime dei 68 disastri su cui stiamo lavorando”. Poi alla presenza di delegazioni di studenti di tutte le scuole cittadine e della autorità civili e militari  il gruppo si è mosso in corteo dalla chiesa di Terravecchia verso la vicina nuova darsena dove, alle 11,30, davanti al memoriale.

Un’ iniziativa commemorativa per non dimenticare una delle più grandi tragedie del Mediterraneo, questo cantiere oggi è la testimonianza di quanto le istituzioni siano sensibili nonostante le difficoltà a sostegno di questo tipo di iniziative, è il primo passo per metterlo in sicurezza e ci auguriamo che un giorno possa diventare il giardino della memoria”– ha detto ilo vicesindaco Tania Patania presente insieme all’assessore alla Cultura Giuseppe Carrabino e al presidente del Consiglio comunale Marco Stella. “A tutti dobbiamo garantire sia il primo diritto a non essere costretti ad emigrare sia il diritto alla libertà ma di cercare la felicità in ogni regione  del mondo, su queste basi accogliamo il relitto e vogliamo costruire il giardino della memoria e il museo dei diritti non un monumento triste  muto ma un monito verso l’indifferenza dei potenti”- ha affermato Enzo Parisi, vicepresidente del Comitato 18 aprile.

“Non sappiamo quante persone sono morte in mare né il loro nome come non sappiamo  i nomi dei morti in questa barca. E ci ritroviamo noi con questa responsabilità, di piangerli senza sapere chi sono, non ci sono qua le loro famiglie, i loro amici, le loro storie, speranze e sogni naufragati dentro questa barca, cosi come in tante altre. E continua oggi la conta infinita di queste persone, la scorsa settimana c’è stato un altro naufragio”- ha dichiarato Giorgia Mirto, ricercatrice della Columbia University che ha poi letto un messaggio di Maria Chiara Di Trapani, curatrice artistica de “Il mare della memoria” e dell’esposizione di “Barca nostra” alla Biennale di Venezia nel 2019 che ha auspicato che “la presenza del relitto ad Augusta  possa diventare un  luogo di dialogo possibile tra culture diverse, spazio aperto per la diffusione della cultura e del rispetto dei diritti umani”.

Al suono del silenzio d’ ordinanza e delle sirene delle navi una corona è stata deposta davanti al barcone da parte di quattro studenti, ha concluso monsignor Giancarlo Perego con  la preghiera del perdono e della fraternità dei figli di Abramo, non hanno potuto presenziare per motivi di salute l’ imam, né il rabbino che, per prudenza ha preferito non essere presente  visto  i tempi che si stanno vivendo a causa della guerra tra Israele  e Hamas. A seguire due canzoni del cantautore e musicista  siracusano Giuseppe Cubeta. Nel pomeriggio, infine, nella chiesa di San Giuseppe Innografo, alle 18.30 l’arcivescovo di Siracusa, monsignor Francesco Lomanto ha celebrato una messa in suffragio dei caduti del 18 aprile e di tutti i morti nel “cimitero del Mediterraneo”, in comunione ed in contemporanea con monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, che ha fatto lo stesso nella Cattedrale di Palermo.


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