E’ stata un’esperienza fantastica quella vissuta dagli studenti della 5A liceo scientifico delle Scienze applicate dell’ istituto superiore Gaetano Arangio Ruiz, che dal 17 al 20 ottobre si sono recati nei laboratori del Cern di Ginevra, per una visita programmata alla sede del più grande acceleratore di particelle costruito sulla terra. La visita conclude un progetto iniziato lo scorso anno scolastico con il Cern, il più importante laboratorio al mondo di fisica delle particelle, dove fisici e ingegneri analizzano la struttura fondamentale delle particelle che compongono tutto ciò che ci circonda. Il 19 gennaio, infatti, gli studenti avevano assistito on line in diretta ad una lezione di Mario Campanelli, ricercatore al Cern, che li aveva poi condotti in un “virtual tour” nel sottosuolo dove si trova il rivelatore di particelle Atlas, che a sua volta attornia l’lhc, l’acceleratore di particelle, dove nel 2012 è stato scoperto il bosone di Higgs.
Accompagnati dalla dirigente scolastica, Maria Concetta Castorina, e dalle docenti di Fisica e Chimica Annamaria La Ferla e Rosaria Politi, gli studenti, dopo aver visitato il primo giorno Ginevra, sede tra l’altro dell’Onu, sono stati accolti il 18 e il 19 al Cern, dove un ingegnere italiano li ha guidati alla scoperta dell’acceleratore, tramite un video e l’osservazione da punti diversi dello stesso, dei rivelatori e del tubo in cui si muovono i fasci di protoni.
Il pomeriggio del 18 è stato, invece, dedicato alla visita dello “Science Gateway”, un’area progettata da Renzo Piano di ottomila metri quadrati, concepita per avvicinare i giovani al mondo della scienza, con mostre multimediali, tour interattivi e laboratori immersivi, dove i ragazzi del Ruiz hanno esplorato l’impatto che ha avuto fisica delle particelle sulla società, sulle altre scienze e sull’arte. Durante la visita è emersa l’importanza della collaborazione in ambito scientifico: il Cern, acronimo di Consiglio europeo per la ricerca nucleare, è infatti formato da 23 paesi europei membri, la cui mission da 60 anni è studiare di cosa è fatto l’universo e come funziona, in nome della cooperazione internazionale e senza scopi militari.
Sabato 19, invece, giornata di attività in laboratorio: gli studenti, divisi in gruppi, hanno eseguito un esperimento, costruendo una camera a nebbia, il primo dei rivelatori inventato agli inizi del ‘900 per rivelare particelle elementari, in questo caso particelle cosmiche, e poi hanno esposto i risultati del loro lavoro e dell’osservazione.
“Tre giornate uniche – ha commentato la dirigente scolastica – che hanno avvicinato i nostri studenti al mondo della ricerca fisica, immergendoli in una dimensione ricca di significato sia dal punto vista scientifico sia dal punto di vista della loro identità di cittadini europei”.
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