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Augusta, “Violenza sessuale sui minori”: dati e cause di un fenomeno tristemente diffuso

È stato il tema di un incontro organizzato dal circolo filantropico Umberto I, che ha ospitato l’evento, e dall’Unitre

In Italia in totale ci sono 23.122 giovani, a volte poco più che bambini, ospitati all’interno di 3.605 comunità; di questi 1.030 sono minori responsabili di abusi sessuali, di questi 607 sono accusati di violenze sessuale individuale, 289 minori autori di abusi in branco, 110 minorenni che hanno avuto rapporti sessuali con minori di 14 anni.

È quanto emerso dai dati rilevati dai 29 Uffici di servizio sociale per i minorenni della Giustizia minorile che si occupano di seguire gli autori di reato resi noti  durante l’ incontro su “Violenza sessuale sui minori” organizzato dal circolo filantropico Umberto I, che ha ospitato l’evento, e dall’Unitre, sezione di Augusta.

Dopo i saluti di rito dei due presidente Mimmo Di Franco e Salvo Cannavà e del sindaco Giuseppe Di Mare, il delicato argomento più che mai attuale visti anche i recenti fatti di cronaca è stato trattato da Salvatore Cannavà che, da psicologo, ha voluto fare una analisi di cosa ci sia a monte della violenza sui minori, perpetrata da minori, partendo dall’aspetto dei diritti dei minori, in genere, e di come questi vengano  calpestati dalla aberrante violenza sessuale.

“Quando noi psicologi veniamo chiamati a formulare un profilo psicologico del violentatore, frequentemente, troviamo un individuo singolarmente fragile, insicuro; afflitto da sindrome da prestazione, da carenza affettiva, da confusione mentale, da disattenzione da parte della società, da cattiva educazione, da mancanza di sani rifermenti negli adulti. Assetato e bisognoso di attenzione, di protagonismo, di approvazione esterna. Del surrogato alla propria disistima, alla scarsa fiducia in sé stesso. Di inebriarsi dell’effimero successo di branco” ha sottolineato parlando anche di sexting, pratica particolarmente diffusa tra giovani e adolescenti, di inviare messaggi di testo, foto, video o file audio tramite pc smartphone o tablet  che spesso ha gravi impatti psicologici sulla vittima di violenza

Stefania D’Agostino, presidente dell’associazione antiviolenza Nesea e avvocato si è soffermata sull’aspetto giuridico, che definisce violenza sessuale qualsiasi attività sessuale con una persona che non voglia o sia impossibilitata a consentire all’atto sessuale a causa di alcool, droga o altre situazioni, sottolineando  che l’età del consenso in Italia, è diversa dalla maggiore età e da quella in cui è possibile contrarre matrimonio  ed è pari a 14 anni.  In alcuni casi l’età del consenso si “alza” a 16 anni, quando il colpevole sia l’ascendente, il genitore anche adottivo oppure il convivente, il tutore o altra persona che per ragioni di cura, educazione, istruzione, vigilanza o custodia ha in affidamento il minore o abbia con quest’ultimo una relazione di convivenza.  In Italia, il reato di atti sessuali con minorenni è trattato con la massima severità, tant’è vero che è punito con la stessa pena prevista per la violenza sessuale, ossia con reclusione da 6 a 12 anni.

Secondo l’ avvocato, di concerto con lo psicologo Cannavà, la comprensione del fenomeno dell’abuso sessuale e delle sue cause è fondamentale per un’efficace e capillare prevenzione che deve partire da una sinergia tra il contesto familiare e quello scolastico, nonché nel mutuo controllo tra queste due realtà nelle quali crescono i minori. Spesso si pensa che un contesto familiare e relazionale ben strutturato renda immune i propri figli dall’essere vittima di un abuso sessuale, ma anche la costante attenzione dei genitori può non essere sufficiente a proteggere i nostri ragazzi dall’abuso sessuale; è necessario che un’informazione corretta giunga ai minori dalla scuola, prevedendo l’inserimento nei programmi scolastici di materiale didattico su tematiche quali la parità dei sessi, il concetto di reciproco rispetto, una corretta educazione sessuale.

Sono intervenuti anche generale dei Carabinieri in pensione Vincenzo Inzolia, il docente Giuseppe Cassisi e l’assessore Pino Carrabino che hanno richiamato il ruolo insostituibile della famiglia, purtroppo troppo allentato; ed hanno confermato come l’ultimo baluardo alla educazione, quale prevenzione di fenomeni criminali tra cui, appunto, la violenza sui minori, perpetrata da minori, sia la scuola e le associazioni antiviolenza  a cui, però, vanno forniti programmi e mezzi adeguati, auspicando una sempre più attiva collaborazione con le forze dell’ordine, egregiamente in prima linea per osteggiare il fenomeno, e le istituzioni, Comune in testa.


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