Agnone Bagni non avrà un suo depuratore e si allaccerà alla rete fognaria del comune megarese e al depuratore di Punta Cugno, ma non in questa fase. La piccola frazione marinara, infatti, che in inverno può contare su circa 1.000 residenti che diventano 17 mila in estate, al momento è fuori dal progetto di realizzazione dell’impianto, che dovrà fare uscire Augusta dall’infrazione comunitaria per l’inquinamento dovuto allo sversamento in mare dei suoi reflui. Ed è, invece, inserita in un progetto stralcio attualmente allo studio di fattibilità che potrà essere realizzato in un secondo momento, quando cioè si supereranno gli attuali problemi di tipo amministrativi dovuti al fatto che le stradine dove dovrebbe essere realizzata la fognatura per il collettamento risultano ancora private. E il commissario straordinario per la depurazione Fabio Fatuzzo non può intervenire per realizzare l’opera su strade private che devono prima essere espropriate.
A dirlo è stata nei giorni scorsi Conny Di Giuseppe, in rappresentanza dei circa 10 tra professionisti e studi, che hanno realizzato il progetto esecutivo per il depuratore dell’agglomerato di Augusta, dopo essersi aggiudicati la gara di progettazione e la direzione dei lavori partita al termine del mandato del commissario straordinario Enrico Rolle nel 2020. “Su Agnone Bagni abbiamo svolto uno studio di stabilità sull’eventuale inclusione all’interno del progetto, valutando se fosse più conveniente realizzare un impianto ad hoc o collettare e realizzare un collegamento ad Augusta – ha detto -. È stato ritenuto preferibile, anche per una questione di costi di gestione, portare i reflui ad Augusta e il progetto del depuratore comprende tutte le opere necessarie eventualmente a trattare i reflui di Agnone”.
Per quanto riguarda il progetto del depuratore, per un costo complessivo di 69 milioni 240mila euro – che se si rispetta il cronoprogramma fornito si potrebbe cominciare a realizzare l’anno prossimo – la progettista ha spiegato che, oltre all’impianto di trattamento dei reflui a Punta Cugno, prevede la realizzazione di circa 52 km di nuove condotte fognarie e 27 impianti di sollevamento – quasi dimezzati rispetto ai precedenti 51 – di cui il più grande è chiamato P0, che colletterà tutto il territorio, compreso Brucoli, è soltanto un impianto di sollevamento, ma rappresenta anche il primo step della depurazione, perché al suo interno avviene il pretrattamento primario.
Nei due quartieri della Borgata e dell’Isola, che sono già molto infrastrutturali a livello di rete fognaria, non sono previsti, inoltre, interventi sulla rete ma sugli scaricatori a mare che avranno dei sollevamenti con degli scaricatori di alleggerimento e, quindi, tutto un sistema in grado di portare i reflui a P0. Opposta, invece, la situazione al popoloso quartiere di Monte Tauro, dove sono cresciuti abitazioni e villette, ma non è stata adeguata la rete fognaria che è “carente. Qui siamo andati a completare l’infrastruttura ovviamente dotandola dei sollevamenti necessari e in questo caso è stato più un completamento diretto” – ha aggiunto Di Giuseppe.
Un caso a sé rappresenta, inoltre, Brucoli: anche qui l’infrastruttura fognaria è carente, e c’è uno scarico a mare vicino al castello: “siamo andati a recuperare quello scarico per riportarlo al P0, che pretratratta e porta al depuratore di Punta Cugno, che scaricherà a mare attaccandosi al pontile dell’area portuale limitrofa”- ha proseguito l’ingegnere che ha anche accennato alle difficoltà progettuali incontrate durante la progettazione legate all’ interferenza, -perché si tratta di interventi in zone fortemente urbanizzate- all’area Sin, con una particolare attenzione posta, sia a livello tecnico sia ambientale, al fiume Mulinello.
Interlocuzioni, inoltre, ci sono state in questi mesi con la Sovrintendenza per le aree vincolate, ma anche con il dipartimento di Acque e rifiuti della Regione Sicilia, che ha posto un tema di sicurezza della rete fognaria, su cosa cioè potrebbe succedere se i sollevamenti che sono così tanti non dovessero funzionare per un’improvvisa carenza di alimentazione elettrica: “per questo abbiamo aggiunto vasche di accumulo in grado di accumulare i reflui per 12 ore – ha concluso -. Dodici ore vuol dire che il gestore ha il tempo per intervenire, abbiamo anche aggiunto gruppi elettrogeni di emergenza oltre a garantire, in estrema ratio, lo scarico dell’emergenza, tenendo conto che abbiamo anche delle aree vincolate come quella delle saline. Quindi adesso con tante interferenze, con tanti vincoli abbiamo studiato delle soluzioni ad hoc per ogni statistica. Queste soluzioni sono state, al momento, al placet delle autorità e delle istituzioni perché abbiamo superato sia la verifica di assoggettabilità sia, appunto, la conferenza dei servizi e siamo attualmente nella fase di verifica ai fini della validazione”.
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